Hi Tech Travel

Città del futuro e smart hotel per viaggiare anche nel tempo
By Redazione

Hi Tec Travel: città del futuro e smart hotel per viaggiare anche nel tempo (da Londra ad Amburgo fino al Giappone) focus anche sulle città ad emissioni zero o quasi.

 

Volare in orbita verso la luna, dormire in confortevoli hotel gestiti da androidi e robot, sciare su un avveniristico termovalorizzatore ed esplorare città d’arte in e-tuk tuk elettrici a emissioni zero, approfondendo storia e attrazioni urbane a colpi di QR Code.
No, non è una nuova pellicola sci-fi ma sono i viaggi del futuro, pionieristiche esplorazioni per assaporare le infinite potenzialità di un turismo che genera sempre più stupore, diventate oggi una solida realtà, spesso aumentata.
Dalla Space Adventure, società statunitense che ha dato il via al turismo aerospaziale con tanto di costosissimo pacchetto all inclusive di una settimana all’interno dell’ISS (la Stazione Spaziale Internazionale) ai robot-resort giapponesi della catena alberghiera nipponica Henn-na, otto strutture, la prima aperta a Nagasaki poi a Tokyo, dove l’ospitalità è affidata ad androidi, assistenti, facchini, receptionist inclusi. 

C’è chi sogna vacanze iper-tecnologiche, tutte domotica e applicazioni a prova di touch screen o di metaversi dove, invece di valigie e passaporto, basta indossare dispositivi smart figli della wearable technology. Chi preferisce invece assaporare il gusto della libertà, staccando spina e batterie e volare in luoghi, moltissimi dei quali in Europa, dove la tecnologia diventa uno strumento per preservare l’habitat naturale, macrocosmi dove la mappa urbana è punteggiata di edifici frutto di scrupolose (e avveniristiche) riqualificazioni energetiche, archeologia industriale riconvertita, pannelli solari, trasporti elettrici a emissioni zero ma anche polmoni verdi, preservati come gioielli, o ricreati piantando qua e là aiuole, arbusti, boschi orizzontali e verticali, roseti.

Dalla tecnologica Londra, nell’immaginario collettivo tutta nebbia inquinamento e smog, dove invece prosperano ben otto milioni di alberi, uno per ogni abitante, “commuters” compresi. Si avvistano lungo i canali, tra fattorie didattiche e bucoliche case galleggianti, luoghi sospesi nel tempo dove il turismo è quasi assente, lontano dal traffico della City e dalle scintillanti boutique del centro città. Passeggiate all’insegna della green economy ma anche di quella circolare, dove tra ordinate schiere di salici, sambuchi e house boat si gustano frutta e verdura fresca di stagione, rigorosamente a km0, coltivate in fattorie didattiche a prova di bambino, come l’Hackney City Farm, lungo il tracciato che da Angel porta ad Hackney.  Si trascorre la giornata indugiando passo dopo passo, lungo il Regent’s Canal, il preferito dai londinesi nel week end, tracciato alberato lambito dall’acqua, dove per 14 km, da Little Venice fino a King’s Cross, ci si sente avvolti dall’abbraccio di foglie, arbusti e fiori, fino ad approdare tra il verde Regent’s Park, uno dei Parchi Reali più belli della città.

Viadotti ferroviari convertiti in boutique ecosostenibili, ex container trasformati in modaioli lounge-bar, polverose fabbriche dismesse rinate a nuova vita sotto forma di spazi creativi e co-working: anche la svizzera Zurigo assicura viaggi nel tempo, all’insegna di un futuro dove la tecnologia è al servizio non solo dei cittadini ma anche della natura. La si gira a piedi, in bici, in eTuk-Tuk, oggi il mezzo privilegiato dai turisti per esplorare le oltre 1.300 opere d’arte urbana, molte delle quali site specific. Voltando lo sguardo si scorgono orti urbani, ex quartieri operai diventati ora modaioli hub dove sorseggiare smoothies vegani e bio. Una vibrante destinazione, dove anche solo a un primo frettoloso sguardo è evidente lo zampino degli archistar: come la nuova ala della Kunsthaus Zurich, disegnata e firmata da David Chipperfield, dove mostre temporanee  si affiancano a collezioni permanenti,  tra queste anche capolavori di Andy Warhol e Claude Monet, o la Lichthalle MAAG, spazio dedicato alle arti immersive con avveniristiche quanto futuristiche videoproiezioni. 

Nella tedesca Amburgo, bunker dismessi diventano giardini, ex magazzini doganali, proclamati dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità, si trasformano in musei, così il porto - un tempo il più grande e inquinato d’Europa -  è diventato negli ultimi anni un emblema di ecosostenibilità. Si gustano lunghe ciclabili immerse nel verde, ci si rilassa in parchi urbani e spazi verdi frutto di  progetti di riqualificazione. Mentre ad Hafen City, quartiere-gioiello smart e tecnologico dove tutto è all’insegna della bio edilizia, ci si regala piacevoli passeggiate tra gli storici edifici in mattoni rossi che formano l’immenso complesso Speicherstadt. In questi ex magazzini doganali dell’Ottocento si sorseggiano gustosi caffè in locali alla moda, si visitano musei dedicati alle spezie, un tempo ospitate tra quelle mura e trasportate da lontane ed esotiche destinazioni. Simbolo dello skyline cittadino, la vicina e avveniristica Elbphilharmonie, stupefacente sala concerti dall’acustica avanzata che sembra approdare da un remoto e lontanissimo futuro. A costruirla è stato lo studio di architettura Herzog & de Meuron. Cambiando quartiere, lo stupore non si ferma. Nella vivace St. Pauli, brulicante zona della movida, si ammira l’Hilldegarden, bunker del 1942 trasformato in una rigogliosa giungla verticale, mentre a Falkenried-Terrassen, ex popolare quartiere operaio vanno in scena orti condivisi per socializzare, a km0.

 

In prima linea da sempre in tema di avveniristiche attrazioni, design ed ecosostenibilità, la danese Copenhagen promette emissioni zero entro il 2025 a colpi di termovalorizzatori che convertono CO2 in area pulita con tanto di piste sul tetto dove sciare. Gioielli di ingegneria che sembrano sbarcare da altri tecnologici pianeti, come CopenHill, tra le silhouette architettoniche più fotografate oggi in città. Si gira in bici ovunque, dalla periferia, tutta boschi invece che fabbriche e inquinanti hub, si raggiungono l’area di Hvidovre e di Taastrup punteggiate dalle opere dell’artista Thomas Dambo, mastodontici troll creati rigorosamente con materiali di recupero che traghettano nel futuro il folklore e le più ataviche tradizioni popolari. A Rønnede, una cinquantina di km dal centro città, genera stupore e meraviglia la “Forest Tower”, una svettante torre a spirale di 45m che sembra farsi largo tra l’intricata vegetazione della foresta, dove ci si arrampica a piedi e in bici. Restando in città, si respira aria fresca a pieni polmoni lungo la Norrebruten, ciclabile ospitata lungo l’ex percorso  ferroviario, o si osservano schiere di giovani sulla rampa da skate all’interno del Norrebroparken di Stefansgade, immenso parco urbano che promette una riconversione totale e offline con la natura. Senza tempo, tra passato e futuro.

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