Boschi Urbani

I più belli d'Europa per riscoprire il piacere del verde in centro città
By Redazione

La luce che filtra tra i rami degli alberi, l’osservazione estatica dei primi fiori di ciliegio che sbocciando pennellano l’orizzonte di rosa confetto, l’incamminarsi nella foresta per rilassarsi e purificare il corpo e la mente - sensazioni e immagini che in Giappone hanno un nome preciso, come “komorebi”,“hanami” e “shirin-yoki” - ma anche il semplice sedersi all’ombra di una siepe avvolti dal fruscio delle foglie, dal richiamo di uno scoiattolo mentre si respira a pieni polmoni un’inedita sensazione di libertà, a pochi passi di distanza dalla frenesia quotidiana. Ci sono luoghi che diventano piaceri, microcosmi di sensazioni e benessere da preservare, piccoli universi paralleli, verdi, verdissimi, che punteggiano le nostre città: sono parchi, giardini, orti botanici, spesso magari anche cortili dove la natura crea e si rigenera in piccoli o immensi fazzoletti di terra. Aiuole curatissime o erbe spontanee, che crescono inattese, fiori di tarassaco, malva: ogni singolo elemento contribuisce a risvegliare quell’atavico bisogno e benessere di vivere nel verde. E di libertà. Anche solo per pochi minuti, durante il pranzo e la “pausa caffè”.     

Iper luoghi, spesso in pieno centro città, ricamati da sentieri, tracciati  e ciclabili, che invitano a fermarsi, riflettere, riappropriarsi del tempo, dello spazio, dell’identità. Si scopre a Londra, incamminandosi tra i 4.000 alberi che punteggiano Hyde Park, ex riserva reale di caccia, oggi oasi green all’insegna del relax ma anche della socialità, dove querce, rose e betulle fanno da scenografica a scoiattoli e farfalle, cinciallegre e pettirossi, mentre monumenti e fontane costruite nei secoli, contribuiscono ad alimentare un sostrato storico di cultura, sapere, memoria. Dalla fontana-memoriale dedicata a Diana Spencer, maestosa struttura ovale in granito bianco di Cornovaglia che asseconda le curvature del prato a sud est del Serpentine Lake, alla scultura in bronzo Serenity firmata da Simon Gudgeon, oggi tra le più fotografate opere di “public art”.  Basta incamminarsi e lasciare libero lo sguardo di accarezzare l’orizzonte per scovare un angolo di verde dove mettere in fila e rielaborare pensieri, parole, respiri e sensazioni. 

 

 

 

Caleidoscopico e sornione, Park Güell sembra scrutare dall’alto, dal versante meridionale del Monte Carmelo, la vivace città che lo ospita, Barcellona. Un eden dove chi cerca la biodiversità, la trova, rigogliosa, nella “Muntanya Pelada”, regno della macchia mediterranea tra pini, carrubi, querce, olivi,  fichi, mandorli e mimose. Sentieri, viali e padiglioni ricordano come da sempre parchi e giardini hanno alimentato l’estro di artisti, paesaggisti, architetti, persino quello del geniale Antoni Gaudì, massimo esponente del modernismo catalano che ha impreziosito l’area con le sue inconfondibili silhouette arrotondate, ondulate, cesellate di mosaici, draghi e salamandre che sembra fare capolino tra terrazze panoramiche per godersi lo skyline della città. Un parco-monumento, dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’Umanità.

Anche parchi e giardini meno celebri e sfarzosi riescono a ritagliarsi un posto in prima fila tra chi abita ogni giorno o anche solo per un week end i quartieri, le case e i palazzi delle città. Come l’Englischer Garten (“giardino inglese”) a Monaco di Baviera in Germania, con i suoi 373 ettari, tra i più estesi al mondo insieme ad Hyde e Central Park. C’è chi “surfa” tra le onde dell’Eisbach nella piccola cascata affacciata su Prinzregentenstraße, chi sorseggia una “Pils” su un tavolo in legno in uno dei tanti “biergarten” che vivacizzano l’area, chi preferisce incamminarsi nella quiete e ogni tanto alzare lo sguardo e osservare con curiosità le creazioni dell’uomo confondersi con quelle della natura, come la Chinesischer Turm (torre cinese) e Japanische Teehaus (casa da the giapponese), il Monopteros, tempio greco in formato mini fatto costruire da Ludovico I Re di Baviera.

Oltreoceano, il più famoso, fotogenico e telegenico, è Central Park, immenso polmone verde nella newyorkese Manhattan, tra gli eleganti quartieri residenziali di Uptown, come Upper West Side e Upper East Side. Cittadini, turisti e viaggiatori, gli portano omaggio, lo vivono senza soluzione di continuità. Alcuni si arrampicano, su Rat Rock o Cat Rock, altri guardano incuriositi la statua di Alice nel Paese delle Meraviglie oppure corrono, passeggiano, si siedono, improvvisando picnic o per nutrire e fotografare i celebri scoiattoli della città. Puntando la bussola a nord-ovest, oltre il confine canadese, è di casa un altro gioiello, meno noto, più selvaggio. E’ Stanley Park,  404 ettari che abbracciano tutte le sfumature di verde, tra cedri secolari, pini e il celebre "National Geographic Tree”, albero immortalato nel 1978 sulla copertina dell’omonimo magazine. Qui la foresta un tempo ospitava i nativi della British Columbia, dagli Squamish ai Musqueam, oggi totem in legno tra coyote che vivono liberi insieme a cigni, scoiattoli, castori e lontre. E tra i fitti e ombreggiati sentieri che trasudano storia, i rumori di downtown sembrano davvero non riecheggiare mai.     

Indirizzi web utili:

Hyde Park: royalparks.org.uk

Park Güell: parkguell.barcelona

Englischer Garten: muenchen.de

Central Park: centralparknyc.org

Stanley Park: vancouver.ca

 

 

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