È Varrone a illustrarne l’innesto, ma come è arrivata nel nostro paese? Plutarco, Plinio il Vecchio e Columella, attribuiscono il merito al console Lucullo che probabilmente la portò da Cerasonta, l’attuale Kiresun.
Per questo motivo i romani la chiamarono cerasus, nome che il ciliegio porta ancora, la denominazione scientifica è cerasus avium.
Anche il famoso liquore inglese ‘cherry’ deve il nome alla parola latina.
La raccolta avviene da fine maggio ai primi di luglio, tranne che per la ciliegia San Giacomo, tipica dei territori tra Marzano Appio e Caianello, che matura il 25 luglio, appunto giorno di San Giacomo.
L’italia è uno dei grandi produttori al mondo per quantità e qualità e tante sono le varietà che vengono coltivate, ma davvero curiosa è la storia della ciliegia ferrovia: si narra che il primo albero di questo cultivar fu trovato vicino al binario ferroviario nei pressi di Sammichele di Bari e gli abitanti del luogo lo chiamarono subito «ferrovì».
Ciliegie, amarene o visciole?
Frutti solo apparentemente simili, che si possono distinguere dalle dimensioni e dal colore, ma soprattutto dal sapore: più dolci e succose le ciliegie, più aspre e dure le amarene, dolci con retrogusto acidulo le visciole.
Nella cucina romana, la marmellata di visciole si usa nella preparazione della tipica crostata.